Si infittisce il mistero relativo all’arresto di Jerry Chun Shing Lee, l’agente doppio recentemente indagato dall’Fbi per aver passato all’intelligence di Pechino informazioni classificate relative a collaboratori della Cia e ad agenti americani operanti sotto copertura in Cina.
Secondo un recente approfondimento pubblicato in esclusiva da NBC News i danni causati dall’uomo potrebbero essere ben più gravi di quanto sinora emerso e le informazioni trafugate potrebbero riguardare non solo le identità delle fonti reclutate in Cina ma, possibilmente, anche le quelle di agenti americani sotto copertura in Russia.
In base ai dati diffusi dai media si sa che l’uomo, ritiratosi nel 2007, avrebbe collaborato con i cinesi e trasferito informazioni classificate all’intelligence di Pechino, possibilmente anche negli anni successivi alla sua uscita dall’agenzia. Per questo motivo, a seguito di indagini condotte da una task force congiunta tra Fbi e Cia, l’uomo sarebbe stato accusato di compromissione di informazioni classificate. Quel trasferimento di informazioni avrebbe portato all’individuazione e all’esecuzione da parte del governo cinese di circa venti informatori di cui non si ha più notizia.
In base alle nuove rivelazioni è possibile che ad essere compromessi sarebbero anche i nomi di fonti ed agenti americani in Russia. In questo caso le informazioni sarebbero arrivate a Mosca con una triangolazione da parte di Pechino, in un’ottica di information sharing più che plausibile tra servizi di Paesi alleati.
Qualora il dato fosse confermato, il danno per l’agenzia sarebbe gravissimo, prima di tutto poiché i fatti sono stati accertati con notevole ritardo rispetto al loro accadimento e non si può escludere per gli anni addietro un utilizzo degli asset americani per intossicare le informazioni in loro possesso; una pratica quest’ultima assai diffusa in tutti i servizi del mondo. Il processo e l’esecuzione di una fonte, una volta scoperta, rappresentano solo il momento finale di un percorso normalmente più articolato, durante il quale si valorizza al massimo il soggetto target per intossicare le informazioni trasferite. L’esecuzione sancisce, infatti, l’inutilizzabilità della fonte e la chiusura dell’operazione.
Se solo oggi si viene a sapere delle esecuzioni in Cina e delle possibili manomissioni di agenti e operazioni in Russia c’è dunque l’altissima probabilità che i giochi si siano già chiusi e che l’intelligence americana abbia subito delle perdite così gravi da portare i media internazionali a dichiarare la vicenda come “la più grande falla nel sistema della Cia dagli anni della Guerra fredda ad oggi”.
Nel frattempo iniziano a diffondersi anche voci sulla scarsa qualità dei sistemi di comunicazione adoperati dall’agenzia nei confronti degli operativi in Cina. C’è chi fa sapere che “covcom”, il sistema di comunicazioni coperte tra Langley e gli agenti sul campo, sarebbe stato troppo semplice da penetrare. A questo scopo, secondo le indiscrezioni, bastava avere un laptop a disposizione e qualcuno, come Jerry Chun Shing Lee, pronto a collaborare. La vicenda – se confermata – non segnerebbe, dunque, un impasse solo dal punto di vista humint (human intelligence) ma anche sotto il profilo sigint (signal intelligence).
Il considerevole impatto, la risonanza mediatica e il possibile coinvolgimento di un attore importante come Mosca potrebbero, il se è d’obbligo, far rotolare più di una testa dall’altra parte del fiume Potomac e determinare un riassetto generale dei vertici dell’agenzia per le azioni coperte, qualora ciò non fosse già avvenuto. Non si può non segnalare che l’attuale numero due di Langley, e figura molto nota ed apprezzata nella comunità intelligence, è Gina Haspel, che del servizio clandestino e delle operazioni coperte è stata la responsibile. In un contesto in cui il direttore della Cia viene da molti a Washington indicato come possibile nuovo Segretario di Stato, potrebbe venire il sospetto di una sorta competizione interna ed esterna già iniziata. Anche queste però sono illazioni. Effetto del fatto che nei paesi democratici anche le attività di intelligence più delicate non sfuggono al controllo politico e dei media. In altri Paesi (non democratici) non ci si può permettere questo rischio. Ed è bene ricordarlo.