26 gennaio 2015
Esaminando a mente fredda, come dovrebbero sempre fare i responsabili della sicurezza della società e tutti coloro, i tanti che partecipano ai dibattiti radio televisivi, quasi sempre senza alcuna cognizione di causa o preparazione professionale sull’argomento, non ci si deve assolutamente né stupire, né meravigliare di quanto accaduto in Francia in occasione dei due attacchi terroristici.
Già da lungo tempo, la parte estremista della comunità mussulmana, pur articolata in vari gruppi di diversa derivazione Jihadista o Alqaedista (a volte confliggenti fra loro), è unita nella volontà e impegno nel condurre una lotta cruenta, portando la jihad in tutto il mondo, in particolare nei confronti degli Stati occidentali.
Forse non ce ne eravamo accorti, nonostante l’infinita serie di attacchi terroristici anche di grandi dimensioni: due torri, Madrid, metropolitana di Londra, Ambasciata USA, Ambasciata di Nairobi e Dar el Saalam, e tanti altri di maggiore o minore entità , subiti nei vari anni.
Per non andare troppo indietro, anche se la conflittualità, in particolare di ispirazione religiosa, ha radici assai più lontane nel tempo, a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, la “rabbia arabo musulmana”, si è concentrata contro Israele e i Giudei in una lotta interminabile e tuttora in atto. Più recentemente però, specie ad opera di gruppi estremisti, il “nemico” è stato individuato negli Stati occidentali e, in generale nella Cristianità.
Non potendo condurre con successo atti di guerra di tipo convenzionale con aerei e carri armati, né di tipo (almeno sino ad oggi) nucleare, batteriologico e chimico, con testate di distruzione di massa e vettori missilistici, il tipo e i procedimenti di lotta adottati sono stati quelli del terrorismo.
In realtà gli Stati occidentali (eccetto gli USA), hanno ritenuto di eliminare la minaccia ignorandola, o limitandosi a cercare la soluzione attraverso l’eliminazione della stessa all’origine, sia in via diplomatica e, più di una volta, attraverso l’intervento militare.
Sono effettivamente senza senso le prese di posizione proclamate contro tutti i musulmani. L’entità delle forze impegnate nel conflitto contro l’occidente e la cristianità è solo una piccola parte della Comunità musulmana.
Tuttavia, questa parte va individuata e decisamente contrastata con ogni mezzo.
Eliminare la minaccia per via diplomatica o sradicarne le origini, sono due componenti giuste di una strategia di contrasto ma, sia per la situazione ambientale nella quale la minaccia può essere portata (stati democratici con il rispetto dei diritti umani), sia per la tipologia terroristica della minaccia, queste due linee strategiche di contrasto non sono assolutamente sufficienti.
La situazione nei paesi occidentali è tale che gli obiettivi paganti , non controllabili e difendibili a priori sono infiniti: ferrovie, ponti, aeroporti, acquedotti, linee elettriche, scuole , chiese, ecc, per cui è praticamente impossibile una loro protezione totale.
Dall’altra parte, altrettanto innumerevoli sono le armi che possono essere usate per un attacco terroristico: mitra, bombe, mortai, esplosivi, bazzuca, aggressivi chimici batteriologici ecc.. per l’uso delle quali, l’addestramento è assai facile.
Vi è inoltre da considerare, che la cancellazione che il superamento dell’istinto di conservazione e la forte componente spirituale, conferiscono una capacità operativa di altissimo livello ai terroristi.
Un attacco terroristico anche di modeste dimensioni nel rapporto costo-efficacia, considerata la economicità dei mezzi necessari per poter essere portato a termine, è assolutamente e macroscopicamente a vantaggio dell’efficacia.
Per tali ragioni, nei confronti della minaccia terroristica, non è pensabile concepire una strategia basata sulla ritorsione e la deterrenza.
Attualmente nell’ambito delle Organizzazioni estremiste islamiche, pare si possa individuare una variazione della strategia che, anziché prevedere la realizzazione di attentati di grandi dimensioni del tipo 11 settembre, ferrovia di Madrid, metropolitana di Londra, sembra propendere verso una strategia che potremmo chiamare dello sciame, cioè dell’attuazione di una miriade di attentati di dimensioni limitate che costituisce la miglior utilizzazione strategico/tattica della vulnerabilità della società occidentale.
Ne fanno fede i recenti accadimenti di Francia e Nigeria.
Pur senza poter garantire una difesa e protezione assoluta contro gli attacchi terroristici, come anelerebbe la pacifica Società occidentale, è comunque opportuno e necessaria anche una terza linea strategica che porti ad un contrasto diretto nei confronti di tale minaccia.
Alle linee d’azione, basate sulla soluzione diplomatica e sull’eliminazione delle basi di partenza del terrorismo, ne va affiancata una nuova basata sulla prevenzione.
La nuova linea strategica prevede:
– l’intera comunità Islamica, la cui stragrande maggioranza dichiara di ricercare la pacifica convivenza, non può continuare ad assumere un atteggiamento agnostico seppur addolorato. Deve denunciare, deve espellere, deve lottare anche lei contro gli estremisti, considerandoli come un vero e proprio problema proprio.
– nell’ambito dell’Islam le autorità religiose debbono a chiare lettere dichiarare la pacificità del coraggio e denunciare le false interpretazioni. Nelle Moschee si deve parlare di pace e di dialogo non di lotta all’infedele. In aggiunta a tali atteggiamenti riferiti all’organizzazione religiosa
Gli Stati arabi (purtroppo in gran parte non istituzionalmente democratici) debbono avere il coraggio di cessare l’invio mascherato di sostegni economici, così come, in ambito occidentale deve cessare l’acquisto di petrolio dal mercato nero, elemento che costituisce la principale fonte economica di alimentazione dell’Isis.
Nell’ambito della comunità occidentale europea:
- debbono essere emanate leggi più rigorose, vere e proprie leggi di guerra, perché di guerra si tratta, contro terroristi, sostenitori e collaboratori, come si è fatto a suo tempo in Italia contro il terrorismo politico e come accade negli USA: (condanna all’ergastolo per l’IMAM Abu Hamsa della Moschea di Finsbury park di Londra).
- Deve essere potenziata la capacità operativa delle strutture di intelligence, elemento fondamentale per la strategia di prevenzione, raddoppiando o triplicando il sostegno finanziario. Tale adeguata disponibilità finanziaria deve servire per la realizzazione di una capillare rete di informatori. Nei confronti della minaccia terroristica, una forte capacità humint è il migliore degli strumenti.
- Deve essere realizzata un ri-orientamento della struttura delle forze armate adeguandole, in struttura e capacità operative alla lotta contro il terrorismo, riducendo le forze adatte ad impieghi convenzionali e potenziando le unità antiterrorismo.
La società nazionale deve capire di essere purtroppo coinvolta da una minaccia i cui obiettivi, possono essere in qualsiasi parte della Nazione e della Comunità. La sua collaborazione, è di ausilio determinante per il successo delle Forze istituzionali.
E’ sbagliato fare riferimento per la difesa esclusivamente alle Istituzioni Governative, la lotta deve essere condotta da tutti.
Solo l’adozione effettiva di una tale nuova linea strategica, può mettere l’occidente e in particolare l’Italia in condizione di opporsi efficacemente alla minaccia portata dall’estremismo islamico.