22 agosto 2016
La battaglia, il dibattito, sul Referendum Costituzionale, specie in televisione, continua e continuerà sino al giorno della vigilia del voto, ma quello che appare più negativo è il fatto che le discussioni servono pochissimo ad illustrare agli ascoltatori i contenuti delle leggi, sottoposte a Referendum, mentre esaltano la polemica per la polemica.
Uno degli aspetti negativi che caratterizza l’ampio dibattito televisivo dedicato al Referendum Costituzionale che dovrà aver luogo entro la fine dell’anno, sta nella mancanza di corretta spiegazione dei contenuti sui quali i cittadini sono chiamati a esprimere il proprio parere. Le varie trasmissioni, i vari Talk Show, sono soprattutto basati sulla polemica tra le due parti e poco o nulla viene detto in modo corretto ed asettico sul contenuto delle norme sottoposte al giudizio dei cittadini.
Considerando la tendenza delle trasmissioni televisive di carattere politico, nelle quali quasi sempre si cerca di esaltare lo scontro di opinioni tra i relatori, per attrarre l’attenzione degli ascoltatori, piuttosto che cercare di creare presso i cittadini una corretta e giustamente informata coscienza politica, penso sia assai difficile che da qui al giorno del referendum, le cose possano cambiare.
Anche se ciò, per ventura, potesse accadere, ritengo che la stragrande maggioranza dei cittadini, non sarebbe in condizione di comprendere a pieno il significato delle variazioni apportate alla Costituzione e, ancora una volta, come spesso è accaduto nei referendum precedenti, i votanti esprimerebbero un voto, senza una reale cognizione di causa.
La difficoltà da parte dei cittadini di comprendere a pieno il significato delle modifiche, sta nel fatto, a mio parere gravissimo per uno stato democratico, della assoluta non conoscenza della Costituzione da parte della stragrande maggioranza degli italiani.
La democrazia è partecipazione. Per partecipare in maniera efficace, è sempre e dovunque indispensabile, conoscere le regole del gioco, altrimenti ci si ritrova come un “asino in mezzo ai suoni”. Nel dibattito politico, nelle scelte che la democrazia richiede ai cittadini italiani, questi ultimi sono degli autentici “asini in mezzo ai suoni”, non avendo alcuna seria conoscenza della regola prima del gioco politico: LA COSTITUZIONE DELLO STATO ITALIANO.
Purtroppo durante il mio lungo impegno parlamentare non sono riuscito a far si che l’insegnamento della Costituzione fosse oggetto di una specifica e unica materia, nei tre ultimi anni della scuola dell’obbligo e negli anni di liceo successivi. Spero che prima o dopo ciò possa accadere e venga in tal modo colmata una lacuna di ignoranza, inaccettabile.
Per la verità sono stato preceduto nei miei tentativi, da iniziative ben più illustri, tendenti ad introdurre nelle scuola l’insegnamento serio della Costituzione. Già molto tempo fa, Luigi Sturzo affermava: ”Se la Costituzione cade dal cuore del popolo, se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà.” Non molto tempo dopo, nel 1958, Aldo Moro riuscì a introdurla nella scuola, ma ben presto la materia fu trasformata nel nome e nei contenuti.
Nel 2008, mi fu risposto che al Ministero era in gestazione un disegno di legge. Successivamente non fu mai presentato: Il ministro Gelmini stabili che la Costituzione fosse insegnata come appendice della Storia sotto il nome di “Costituzione e cittadinanza”, ma senza alcun serio risultato . Oggi non è una materia, ma una specie di argomento facoltativo che riguarda le materie insegnate dai docenti di lettere, i quali, nella stramaggioranza dei casi, a loro volta, non conoscono la Costituzione.
Così, gli Italiani, ai quali è chiesto di esprimere un parere su alcune modifiche della Costituzione, ancora una volta voteranno senza sapere bene di che si tratta, e continueranno a vivere in uno Stato Democratico, senza conoscerne la regola fondamentale di vita.
Francamente non riesco a capire il motivo per il quale non si capisce l’assoluta necessità che per poter avere una decorosa partecipazione dei cittadini alla vita democratica è essenziale che costoro ne conoscano l’atto costitutivo. I capi di stato e di governo non sono d’accordo? Pare di no.
In realtà il vero problema è rappresentato dal fatto che i professori, coloro che dovrebbero insegnare e spiegare i contenuti della Costituzione, nella stragrande maggioranza non la conoscono e, tutti, ripeto tutti, non sono mai stati preparati per insegnarla. Si dovrà allora partire dalla preparazione dei docenti, considerarla materia a se stante e inserirla nei programmi scolastici, come parte fondamentale del ciclo di formazione dei cittadini. Sino a quando ciò non accadrà gli Italiani continueranno ad essere un popolo polemicamente assai vivace e politicamente completamente impreparato.
On. Gen. Luigi Ramponi