IL NUOVO PROTAGONISTA DELLA DIFESA SAUDITA
Sami sta per Saudi Arabian Military Industries, la società creata a maggio 2017 per sostenere lo sviluppo dell’industria locale saudita. Il progetto rientra nella più ampia Vision 2030, lanciata l’anno prima dal principe saudita Mohammad bin Salman per sganciare il Paese dalla dipendenza del petrolio. L’obiettivo dell’ambizioso programma è differenziare l’economia nazionale puntando su alcuni settori considerati strategici tra cui proprio quello della difesa. L’Arabia Saudita è d’altronde il quarto Paese al mondo per la spesa militare, dietro solo ai colossi Usa, Russia e Cina. Eppure, all’alta spesa per la difesa non corrisponde un comparto industriale altrettanto sviluppato, con conseguente propensione all’import. Basti pensare al mega accordo da 110 miliardi di dollari siglato con gli Stati Uniti nel giugno dello scorso anno, o ai molteplici contratti in essere con le aziende europee tra cui anche l’italiana Leonardo. In tutto questo, lo scopo di Sami è diventare il protagonista del comparto nazionale, una delle prime 25 aziende al mondo nel settore, con l’obiettivo di “localizzare più del 50% della spesa militare saudita entro il 2030” creando “40mila posti di lavoro”. In meno di un anno dalla sua creazione, Sami ha firmato lettere di intenti con i grandi colossi globali, tra cui Lockheed Martin, Boeing, Raytheon e General Dynamics.
IL BOARD DI SAMI
Non si diventa però “uno dei maggiori player mondiali della difesa” senza imparare da chi può vantare una lunga di esperienza tra i migliori attori globali. E così, nel nuovo board di Sami ci sono tre stranieri con alle spalle anni di lavoro nelle industrie occidentali. Oltre a Giordo, c’è il tedesco Andres Schwer, già presidente della Rheinmetall International e ora ceo di Sami, e l’americano Michael Cosentino, attuale presidente di Airbus Defence & Space. La presidenza della società è affidata a Ahmed bin Aqeel Al-Khateeb, consigliere di Public Investment Fund (Pif), il fondo di Stato che controlla Sami. Tra gli altri membri del board figurano Khalid Bin Abdulaziz Al-Falih, ministro dell’Energia e dell’industria, nonché presidente del colosso Saudi Aramco, e il principe Faisal Bin Farhan Al Saud, senior advisor dell’ambasciatore saudita negli Stati Uniti.
STORIE ITALIANE
“L’Italia è un paese dalla grande storia e tradizione aeronautica”, aveva detto ad AirpressGiuseppe Giordo in un’intervista di qualche mese fa sulla sua esperienza alla guida di Aero Vodochody. “Non deve sorprendere pertanto che la classe dirigente formatasi in questo contesto possa essere apprezzata anche all’estero”, aveva aggiunto. Dopo essere stato ad di Alenia Aermacchi, nel 2016 Giordo è stato scelto dal fondo ceco-slovacco Penta Investment per guidare Aero Vodochody. Con circa duemila dipendenti, 11mila aerei prodotti, collaborazioni con i big mondiali e oltre 650 velivoli operativi, Aero non è solo la maggiore azienda aerospaziale della Repubblica Ceca, ma anche, storicamente, il maggiore produttore di aerei da addestramento al mondo.