Le tecnologie spaziali possono contribuire alla lotta al cambiamento climatico, alla sicurezza della vita sulla terra e alla crescita economica nazionale. Eppure, l’aumento delle minacce oltre l’atmosfera rende necessario discutere anche di Difesa nello Spazio, verso un “Comando operazioni spaziali” di cui l’Italia potrebbe dotarsi. È il quadro che arriva da Bruxelles, dove oggi si è aperta la European Space Conference 2020, dodicesima edizione della due-giorni organizzata dalle istituzioni dell’Ue con l’Agenzia spaziale europea (Esa), EuroSpace e Business Bridge Europe. Tra i relatori, anche il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega spaziale Riccardo Fraccaro, alla guida di una nutrita delegazione italiana.
L’EVENTO
Sono intervenuti infatti anche l’ammiraglio Carlo Massagli, segretario del Comitato che a palazzo Chigi riunisce i dicasteri coinvolti nel settore (Comint), Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), e i rappresentanti dell’industria, il coordinatore della attività spaziali di Leonardo e ad di Telespazio Luigi Pasquali, gli ad di Thales Alenia Space Italia Donato Amoroso e Avio Giulio Ranzo. D’altra parte, lo Spazio è già indispensabile per la Terra. “Grazie alle infrastrutture spaziali beneficiamo di informazioni ed applicazioni indispensabili nella vita quotidiana di ciascuno di noi”, ha detto Tofalo. Il settore, ha aggiunto Fraccaro, “rappresenta il volàno per lo sviluppo scientifico, economico e sociale, è un acceleratore di processi innovativi e trasferimenti tecnologici, in una parola costituisce la nuova frontiera per affrontare le sfide che abbiano di fronte”.
LA SFIDA DEL GREEN DEAL
Tra le sfide che l’Europa ha di fronte, la più impellente secondo Fraccaro è “la lotta al riscaldamento globale”. L’obiettivo, ha aggiunto, è “trasformare questa emergenza in opportunità perché la transizione ecologica può creare nuovi posti di lavoro, efficientare i nostri modelli produttivi e rilanciare l’economia”. È questo l’obiettivo del Green deal della Commissione Ursula von der Leyen, un piano da 100 miliardi di euro in dieci anni per raggiungere le emissioni zero entro il 2050. La sfida è ardua, ha spiegato Fraccaro. “Servirà un enorme piano di investimenti pubblici”. Per questo, la proposta italiana per una Green rule resta sul tavolo: “Scomputare dal calcolo del deficit gli investimenti a favore dell’ambiente”.
IL CONTRIBUTO DELLO SPAZIO
A tutto ciò lo Spazio può contribuire, rivestendo “un ruolo determinante” in qualità di “elemento abilitante per i settori più strategici ai fini della sostenibilità”. In particolare, è il segmento dell’osservazione della Terra che potrà fare la differenza. “Ci dà la possibilità di monitorare costantemente il raggiungimento degli obiettivi fissati – ha rimarcato Fraccaro – di capire rapidamente se la strada percorsa produca gli effetti previsti o vada corretta”. Il programma di riferimento in sede europea è Copernicus, il sistema di osservazione basato sulla costellazione di Sentinelle in grado di dare un numero di “informazioni senza precedenti”. La sfida, ha spiegato il sottosegretario, “è sviluppare, da questi dati, servizi e applicazioni in grado di stimolare partnership pubblico-privare in settori-chiave per garantire la protezione dell’ambiente.
I PROGRAMMI ITALIANI
L’Italia su questo può dire la sua a livello internazionale, a partire dal programma Cosmo-SkyMed che ha visto a dicembre il debutto della seconda generazione, “ancora più performante”. In più, ha ricordato Fraccaro, “con il Piano Space Economy, abbiamo messo a punto servizi pre-operativi nel monitoraggio ambientale, il cui utilizzo operativo sarà finanziato nell’ambito del Mirror Copernicus nazionale”. Si tratta di attività che permetteranno di comprendere nel dettaglio lo stato morfologico dei terreni, di prevedere i cambiamenti del suolo e di offrire “un monitoraggio rapidamente aggiornabile” su tanti fenomeni.
PER UNO SPAZIO PIÙ DEMOCRATICO
C’è però una condizione, ha notato Fraccaro. “Lo spazio deve diventare più democratico; le applicazioni che dobbiamo sviluppare devono cambiare i comportamenti collettivi e arrivare con semplicità nelle case dei cittadini europei”. Significa che “le informazioni sul monitoraggio dei cambiamenti climatici devono diventare appannaggio di tutti i contribuenti ed essere fruibili in modo semplice e diffuso”. In altre parole, “lo Spazio può rappresentare il punto di vista migliore per immaginare e progettare il nostro futuro, ma dobbiamo farlo diventare il punto di vista di tutti, non di pochi addetti ai lavori”.
L’ATTENZIONE AL BILANCIO
Per cogliere tali opportunità, la sfida europea si chiama Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Rispetto alle proposta della Commissione europea per il programma spaziale (16 miliardi di euro), i negoziati tra i Paesi membri hanno portato al momento a una revisione al ribasso (13 miliardi). Un rischio “da scongiurare” secondo Massimiliano Salini, l’europarlamentare italiano relatore del programma spaziale. E così, “se da un lato i singoli Paesi europei hanno dimostrato di volere cogliere la sfida aumentando in modo importante gli stanziamenti a favore dell’Esa – ha notato – dall’altro l’Unione europea sta mostrando tutta la propria debolezza in quanto istituzione”. Secondo Salini, “non possiamo permetterci incertezze verso questo settore cruciale che dà lavoro ad oltre 230mila persone e crea valore per più di 62 miliardi di euro, mentre un terzo dei satelliti del mondo è ‘made in Europe’”. Per questo, “come Europarlamento – ha rimarcato facendo eco all’appello già arrivato dal presidente David Sassoli – puntiamo a difendere fino in fondo lo stanziamento di 16 miliardi di euro proposto nel bilancio 2021-2027″. A tal fine, Salini ha annunciato l’invito ai membri della Commissione Industria del Parlamento europeo per una visita a fine febbraio tra Milano e Torino. L’obiettivo? “Far conoscere il contributo decisivo delle nostre imprese alla filiera Spazio”.
IL TEMA DELLA DIFESA…
Ciò riguarda anche i temi della sicurezza e difesa. Come notato dal sottosegretario Tofalo nel suo intervento, “alcuni Paesi ritengono che lo Spazio non possa più essere considerato solo un ambiente abilitante, ma che esso stia evolvendo in un vero e proprio dominio di confronto militare”. A ciò va aggiunto l’intasamento delle orbite: “Secondo le stime, a breve, vi saranno più di 20mila oggetti attivi nelle orbite basse; tale incremento incontrollato, sommato alla mole di detriti che si vanno accumulando e che, invariabilmente, sono destinati ad aumentare, rende l’ambiente spaziale congestionato, sino alla soglia dell’impraticabilità totale”. È una sfida di sicurezza, per infrastrutture da cui dipende gran parte della nostra vita sulla terra.
…NELLO SPAZIO
L’ipotesi che possano inoltre essere attaccate da competitor in un’estensione dei conflitti sulla terra, ha segnato il trend. La Space Force di Donald Trump e il Comando spaziale di Emmanuel Macron hanno anticipato la dichiarazione da parte della Nato dello Spazio quale dominio operativo. Per questo, ha spiegato Tofalo, occorre anche uno sforzo del Vecchio continente. “Posto che, a livello europeo, i Paesi membri già condividono le spese per la progettazione e l’implementazione degli ambiziosi programmi spaziali comuni (Copernicus, Galileo, STT ed, in futuro, GovSatCom) potrebbe essere naturale pensare a federare anche le capacità essenziali per difenderli”.
VERSO UN COMANDO OPERAZIONI SPAZIALI
L’Italia si è già mossa. Nell’ambito del dicastero della Difesa, ha detto Tofalo, “è all’esame quale sia una collocazione organica ideale e le più idonee dipendenze funzionali di un Comando operazioni spaziali”. Si punta a creare “un organismo che accentri le capacità di avvistare, identificare e reagire alle eventuali minacce portata nello spazio o contro gli assetti spaziali”. Il primo passo è già stato fatto: un ufficio generale spazio presso lo Stato maggiore della Difesa. Ora si lavora per passare al Comando. Dovrà avere “connotazione interforze, e forse anche inter-agenzia”, ha notato Tofalo. In ogni caso, “dovrà presentare una chiara lead e una forte aderenza ambientale con la dimensione verticale della minaccia”. L’obiettivo è “garantire risposte tempestive ed efficaci alle minacce dirette al territorio e agli interessi europei”.
UN CONTRATTO PER E-GEOS
Un esempio del valore dello Spazio per la Terra (e delle capacità italiane nel settore) è arrivato proprio oggi. E-Geos, società di Telespazio e Asi, si è aggiudicata un nuovo contratto per fornire mappe satellitari che serviranno alla gestione delle emergenze in caso di calamità naturali, disastri ed emergenze umanitarie. Rientra nel programma Copernicus, e vede il coinvolgimento di altre importanti aziende e università europee, in un consorzio guidato da e-Geos. L’obiettivo, ha detto l’ad Massimo Claudio Comparini, è “garantire l’erogazione di servizi di altissima qualità all’Unione europea e ai propri utenti”. Il contratto si chiama “Copernicus Emergency Management Risk and Recovery”, ed è stato siglato con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea, il servizio interno deputato alla gestione della scienza e della conoscenza.